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KNOCK DOWN
COME LA FOTOGRAFIA HA ABBATTUTO LE BARRIERE DEL MIO ISOLAMENTO DURANTE LA PANDEMIA DI COVID-19

Il 9 marzo 2020 il Premier Giuseppe Conte ha esteso a tutta l'Italia le misure contro la diffusione del coronavirus adottate nelle zone rosse del nord del paese. Nella fase iniziale dell’isolamento ho avuto un vuoto espressivo. L’impossibilità di uscire per documentare quello che stava accadendo mi aveva provocato una grande frustrazione, ma poi ho capito che alla fine quello che mi serviva era trovare una prospettiva diversa per raccontare quei giorni. Allora ho iniziato a fotografare me stessa e il modo in cui questa situazione stava cambiando le mie abitudini.

Poi ho rivolto il mio sguardo fuori dalla finestra e ho iniziato a fotografare i miei vicini. Abito in una zona periferica di Firenze e non sono molto legata a questo quartiere, ma in quei momenti ho provato un senso di empatia nei loro confronti e in qualche modo mi sono sentita meno sola.
 

Il 4 maggio è iniziata la fase 2 e le nuove disposizioni mi hanno consentito di allontanarmi dalla mia abitazione, ma senza l’utilizzo di mezzi pubblici o privati. Ho quindi deciso di raggiungere il centro storico di Firenze a piedi. Ci ho impiegato un'ora e ho assaporato ogni passo. In città si percepiva un certo fermento: alcuni negozi si stavano preparando alla riapertura e le persone iniziavano a ripopolare le strade senza l'ansia dell'autocertificazione.
Si aveva però l'impressione di essere incastrati in un tempo sospeso. Finalmente potevamo uscire, ma ognuno era isolato con se stesso. Cercavo la complicità negli occhi dei passanti, ma spesso evitavano il mio sguardo. I militari mi osservavano da dietro le mascherine impugnando il mitra e questo non mi faceva sentire molto rassicurata. Poi però ho pensato che quello era solo l'inizio, e che forse un giorno quel momento di sospensione mi sarebbe mancato.